Il programma Phobos Grunt
A circa una settimana dal lancio della sonda spaziale Russa Phobos Grunt, le notizie che giungono dallo spazio non sono per nulla confortanti. Il sogno marziano infatti resterà tale per la missione russa, che si era prefissa l’obiettivo di atterrare su Phobos, il più grande satellite di Marte, per riportare successivamente sulla Terra dei campioni da analizzare. Subito dopo il lancio avvenuto dal cosmodromo di Baikonur infatti, si è persa qualsiasi comunicazione con la sonda, dopo aver registrato l’avvenuto distacco della stessa dal vettore. L’entrata in funzione di un secondo stadio superiore, denominato Fregat, che avrebbe dovuto portare la navicella in orbita verso Phobos, non è avvenuta. L’agenzia spaziale europea e la NASA hanno collaborato affinchè si stabilisse una nuova comunicazione, ma tutti i tentativi fatti per ricevere la telemetria della navetta spaziale si sono risolti con un insuccesso e le possibilità che la sonda possa essere salvata sono ormai scemate. Il problema più grande però, oltre all’enorme spreco in termini economici della missione, costata 150 milioni di dollari, è il fatto che la sonda potrebbe precipitare sulla Terra colma di tutto il suo carburante, pari a circa 7 tonnellate di tetraossido di azoto e idrazina. L’esplosione in atmosfera produrrebbe quindi effetti sino ad ora mai visti, dal momento che i satelliti rientrati in passato erano ormai non funzionanti e privi di carburante. Il North American Aerospace Defense Command indica come possibile data di rientro il 26 Novembre prossimo, anche se il tracciamento del NORAD mostra un’orbita ancora stabile. Gli esperti tranquillizzano affermando che l’idrazina dovrebbe vaporizzarsi in atmosfera, ma il rischio di un’esplosione radioattiva esiste. Le sue dimensioni sono doppie rispetto al satellite UARS della NASA, e alcuni componenti sono stati costruiti proprio per resistere all’atmosfera, per cui i frammenti più grandi potrebbero arrivare sino al suolo. La sonda percorre 16 giri al giorno attorno al nostro pianeta lungo la sua orbita, per cui i calcoli di rientro sono sempre molto difficoltosi. Sullo sfondo della prima reazione emotiva, gli analisti fanno notare che sarebbe stato più saggio rimandare progetti ambiziosi interplanetari e concentrarsi su semplici obiettivi posti vicino alla Terra.
La sonda Phobos Grunt
La fabbricazione russa di materiale spaziale è meno affidabile rispetto alle apparecchiature occidentali perché l’elettronica è meno stabile a causa della debole componentistica e alla resistenza minore alle radiazioni. Il fallimento della missione segue quello della navicella Mars 96, che 15 anni fa terminò il suo viaggio nell’oceano Pacifico di fronte alle coste peruviane a causa di una problematica al quarto stadio del razzo vettore Proton. I vertici di Roscosmos, non hanno più diffuso alcun comunicato ufficiale da Mercoledì scorso, per cui si attendono dati ufficiali dell’evento. Ciò che è certo, è che l’affidabilità delle missioni spaziali russe sono ormai molto basse. Questo episodio infatti non solo segue il già citato fallimento del Novembre del 1996, ma anche il recentissimo e sfortunato episodio dell’Agosto 2011, quando l’industria aerospaziale a livello mondiale era già stata scossa dal cargo russo Progress, che avrebbe dovuto rifornire la stazione spaziale internazionale, e che è precipitato invece nel sud della Siberia occidentale circa cinque minuti dopo il decollo. La cosa sconcertante è il fatto che nel corso degli ultimi nove mesi Roskomos ha perso non meno di sei satelliti in seguito a problemi tecnici, ma lo è ancora di più il fatto che la prossima missione prevede la presenza di astronauti a bordo. Insomma, è crisi nera per le missioni spaziali russe e si profila il rientro in atmosfera del terzo satellite in un solo mese. Sperando che non si debba parlare di disastro annunciato.
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