Quello che segue è il racconto dell’esperienza di contatto di Stan Romanek, il più famoso experiencer americano dei nostri giorni. Il giornalista e amico Maurizio Baiata, lo ha intervistato durante il suo soggiorno negli Stati Uniti. L’intervista gli è stata concessa nel 2010 a Tempe, in Arizona, quando era nello staff editoriale della rivista “Open Minds”.
“In un primo momento pensai fosse un bambino, ma poi girò la testa e mi guardò… i suoi occhi non erano umani”
Stan Romanek è un cittadino del Colorado, i cui incontri con gli extraterrestri sono considerati tra i più documentati. Egli è in possesso di video, di numerose fotografie e di prove fisiche del suo vissuto. Dal 27 dicembre 2000, sostiene di aver avuto più di cento esperienze individuali di Interazioni con ET.
Romanek ha, in passato, prodotto fotografie di cicatrici sul suo corpo, dovute - stando al testimone - ai suoi rapitori. Egli ha anche esibito fotografie di segni di combustione nel cortile dell'appartamento in cui abita nonché di un U.F.O. mentre decolla. Il contattato ha anche elaborato strane equazioni, la cui autenticità ha causato infuocate controversie. Nel 2003, quando l'uomo viveva in Nebraska, installò una videocamera per riprendere quello che egli pensava fosse un voyeur. Grande fu la sua sorpresa, allorché si accorse che il video mostrava presumibilmente la testa di un furtivo extraterrestre in atto di sbirciare attraverso la finestra di casa. Il giornalista e amico Maurizio Baiata, durante il suo soggiorno negli Stati Uniti, ha conosciuto Stan e ha avuto l'occasione di poterlo intervistare.
Maurizio Baiata: Qual è il tuo primo pensiero quando ti svegli al mattino?
Stan Romanek (foto: Maurizio Baiata)
Stan Romanek: Questo è uno punti dolenti del fenomeno. Mi sveglio e il pensiero delle mie esperienze mi ossessiona letteralmente. È un tipo di disturbo da stress post traumatico. Un tempo credevo che fosse a causa della mia incredulità nei confronti di qualcosa troppo difficile da gestire. Oggi però a volte mi dico che (loro) mi hanno fatto qualcosa e che dietro tutto questo esiste una ragione, che ho una missione da compiere. Questo io sento.
M.B.: Stan, quando si parla di una “missione” è facile per un “non credente”, o un debunker dire “questo poveretto è fuori di testa”…
S.R. Già. Possono dirlo perché non hanno mai avuto un’esperienza. E capisco esattamente da dove arriva il giudizio, perché anche io sono stato un ultra scettico. Capisco la loro mentalità. Ammettiamolo. La gente ha questa idea della realtà. Vivono nel loro piccolo mondo, una piccola bolla che pensano sia la realtà e se qualcosa cambia squilibra la loro sicurezza e questo li spaventa un po’. Allora cosa fanno? Io cosa potevo fare? Avevo due possibilità, o accettare la cosa, oppure gettarmi dalla finestra.
M.B.: Ricordi quando hai iniziato ad avere esperienze?
S.R.: Oggi a 47 anni oggi capisco cosa mi succede, ma avevo cinque anni quando tutto è cominciato e per un bambino due più due non fa quattro. Erano esperienze per me prive di senso. Per tutta la mia infanzia ho il ricordo di una donna bellissima che mi guarda… aveva occhi stranissimi e appariva ovunque io vivessi con la mia famiglia. Sono nato a Denver e sono cresciuto in ambiente militare, nell’Aronautica. Ci siamo trasferiti nel North Dakota e quella donna era lì. E anche in Wyoming e ancora, quando mio padre era di stanza nella base Peterson dell’Air Force (centro Norad, N.d.R.), nella Cheyenne Mountain in Colorado. Avevo 10 anni quando finalmente abbiamo fatto ritorno a Denver e lei era lì di nuovo. Comunque, ho avuto un’infanzia abbastanza normale…
M.B.: Ho notato che ami moltissimo tua moglie…
S.R.: Oh sì, sarei assolutamente perso senza Lisa! Sono uno dei rari casi in cui una moglie accetta quello che sta succedendo e non mi ha lasciato. In molti casi il partner non accetta la situazione e se ne va. E ci si ritrova da soli. Ho conosciuto mia moglie su Internet, lei viveva in Nebraska e io in Colorado. Ho fatto di tutto perché venisse a trovarmi, dopo un rapporto a lunga distanza.
M.B.: Ti è mai sembrato che dubitasse di te e pensasse: “Con questo ragazzo potrei cacciarmi nei guai”?
S.R.: No. Fin dall’inizio, il mio più grande problema era personale, cioè credere che quello che mi accadeva era reale. Mia moglie in questo mi ha sempre aiutato. Avevo video e prove fotografiche, prove evidenti che ho continuato a produrre di fronte a centinaia, migliaia di persone. Cosa altro puoi dire, quando un UFO emette un raggio luminoso che inonda il tuo furgone nel mezzo di un incrocio stradale, all’ora di punta in una grande città e davanti a un sacco di gente? Ho dovuto convincermi che questo era reale. Ero io a dovermi convincere, mia moglie lo è stata più di me dal primo momento.
M.B.: Mi dicevi che sei cresciuto in un quartiere difficile di Denver…
S.R.: Eravamo gli unici ragazzi bianchi in un quartiere di etnia prevalentemente ispanica, a sud-ovest di Denver che pullulava di gangs e ho dovuto imparare a lottare, per sopravvivere.
M.B.: I tuoi fratelli sono stati di aiuto in quel periodo difficile della tua adolescenza?
S.R.: No, perché erano molto più grandi e non c’era un vero rapporto fra di noi.
M.B:: Ti sei sentito abbandonato da loro?
S.R.: Ho sempre sentito di non appartenere a nessun ambiente. Punto.
M.B.: È sempre così.
S.R.: Tipico di qualsiasi scenario di rapimento. Io sono diverso, almeno presumo. Mi sono sempre chiesto se… beh, se “loro” non hanno fatto un errore a mettermi qui.
M.B.: Se dovessi rispondere a un test di 20 domande tese a rilevare la condizione di potenziale addotto, idealmente dove ti collocheresti?
S.R.: Oh, risponderei affermativamente a tutte le domande e in effetti l’ho fatto. Però aggiungerei altre domande, ad esempio: “Qual è il tuo gruppo sanguigno, soffri di qualche malattia misteriosa, sei nato e cresciuto in ambiente militare, sei dislessico”? Sono sicuro che molti addotti hanno genitori con un background militare.
M.B: Sei Rh negativo?
S.R.: Penso di esserlo stato. So che ho avuto un problema alla nascita, perché mi fecero una trasfusione a causa di alcune incompatibilità del sangue.
M.B. Nella storia della tua famiglia altri hanno avuto esperienze simili?
S.R.: L’ho capito nel 2000 dopo la mia esperienza principale, quando ho saputo che mia sorella era un’experiencer. E quando circa un paio di anni fa mio fratello mi ha detto che lo era anche lui, ci sono rimasto di stucco.
M.B. Cosa hai provato quando hai visto la prima volta la copertina del libro di Whitley Strieber “Communion”?
S.R.: Ho pensato che non era simile a nulla che avessi visto prima. Mi colpirono gli occhi. Nella mia prima esperienza di rapimento all’inizio gli esseri non mi apparvero come i tipici Grigi. Ma vedi, non mi piace il termine “abduction”, “rapimento”. Davvero. Anche se mi presero contro la mia volontà, la mia prima esperienza fu quasi gentile. Andai fuori di testa perché non credevo in queste cose. Fecero in modo che non provassi alcun dolore, cercarono di calmarmi mentre mi stava assalendo il panico. Non corrispondevano a ciò che si sente in giro. Riuscii a vederli e fotografarli. Cercai persino di inseguirne uno nel mio giardino. A me non sembravano grigi, più un marrone pallido, con una sfumatura blu.
M.B.: Parlando delle loro caratteristiche fisiche, in effetti hai girato un video in cui un alieno appare dietro il vetro di una finestra. (www.youtube.com/watch?v=1Snck4fMP_A) Mi diede l’impressione di una figura mono-dimensionale, non tri-dimensionale. Non sto suggerendo che si tratta di un ologramma o di un’immagine proiettata, ma…
S.R.: Stai parlando dell’extraterrestre che fa capolino alla finestra. Ma ho ripreso in video un altro essere nella nostra cucina. Ero lì quando è successo. I due video sono stati fatti di notte. Penso che l’effetto che hai notato sia causato dal riflesso del vetro sulla fotocamera. Ho visto gli esseri in primo piano. Il primo, il famoso “alieno alla finestra” per il quale ho ricevuto tante critiche, l’ho visto scappare. In un primo momento ho pensato che fosse un bambino, poi ha girato la testa, mi ha guardato e… i suoi occhi non erano umani. E poi l’altro, che noi abbiamo soprannominato “nonno grigio”, con la pelle più rugosa, chiuse gli occhi come se si stesse concentrando, senza fare alcun movimento. Si allontanò con movimenti lenti. Quello a me sembrava un essere tridimensionale.
M.B.: Pensi che sia stata una loro esibizione, o una forma di comunicazione con te?
SR: In particolare per l’essere che fa capolino alla finestra, mi dicono: “Perché dovrebbero viaggiare per centinaia di anni luce e poi mettersi a guardare dalla tua finestra? Beh, forse vogliono che ciò accada. La maggior parte dei rapiti lo può confermare. Penso che fossero lì per ricordarmi che sono ancora in circolazione. Il mio caso però cambia da un minuto all’altro. Non posso dire cosa succede, se mi trovo in una navicella spaziale, o nella stanza di qualcuno, o in una grotta che appare come l’interno di un’astronave.
Uno dei messaggi di fisica avanzata canalizzati da Romanek in scrittura automatica (foto: Stan Romanek)
M.B.: Sei stato sottoposto a regressione da uno dei migliori ricercatori di UFO e abductions, Leo Sprinkle.
S.R.: Sì, sono stato regredito dal dottor Sprinkle e dalla ipnoterapeuta Deborah Lindemann e questo è il vero punto.
M.B.: È corretto dire che hai ricostruito l’intera esperienza attraverso regressioni ipnotiche?
S.R.: No, perché ho ricordato tutto vividamente. E dicono: “Oh, è una paralisi del sonno”! Cosa che odio. La paralisi del sonno è molto rara e di solito accade alle persone che soffrono di narcolessia. Nel mio primo rapimento non dormivo, ho ricordato tutto e il mio cervello ha cercato una spiegazione. Ero scettico e l’ho interpretato come un sogno. Di solito ricordo quasi tutto delle mie esperienze.
M.B.: Vi è una tendenza fra i ricercatori a studiare un caso solo se il soggetto ricorda coscientemente l’esperienza.
S.R.: Sì, io ricordo tutto, gli odori, le luci… In Colorado, abbiamo l’albero Russo Oliva che in primavera dà un fiore giallo che emana un nauseante odore dolce. A me ogni volta che vado lì procura un attacco di ansia, perché è lo stesso strano odore che ricordo nelle mie esperienze. Al primo gruppo terapeutico sui rapimenti al quale partecipai c’erano altre persone che avevano avvertito lo stesso profumo. C’era una connessione.
M.B.: Perché sei andato a questi gruppi?
S.R.: Mi rivolsi a un ipnoterapeuta che aveva un gruppo. All’epoca non potevo accettare che ci fosse vita lì fuori nell’universo, mi era stato insegnato che non si può andare più veloce della luce e che ci vogliono quattro anni per raggiungere la stella più vicina a quattro anni luce di distanza. Non mi andava giù e ne parlai con uno scienziato della NASA che mi disse: “Sì, si potrebbe andare più veloce della velocità della luce, ma non possiamo ancora farlo” e parlammo di buchi neri, dello spazio-tempo, dei diversi modi di viaggiare nel cosmo e, onestamente, per poco non ebbi un esaurimento nervoso. Un mio amico mi disse: “Devi vedere qualcuno, uno psicologo e una regressione potrebbe aiutare a capire quello che stai passando”.
M.B.: Qual è stata la tua sensazione partecipando a una terapia di gruppo?
S.R.: Ero in imbarazzo a parlarne. Perché era un fatto socialmente inaccettabile. Negli ultimi otto, nove anni le cose sono cambiate molto. So con assoluta certezza che il fenomeno è reale. Dovresti essere un narcisista per credere che siamo soli in questo sconfinato universo. In fondo, devi essere un idiota! E intanto loro sono ancora là fuori…
M.B.: I gruppi di sostegno sono una cosa positiva, anche per riconoscersi con gli altri… si possono fare nuove amicizie e persino l’amore potrebbe sbocciare.
S.R.: Il motivo per cui ho iniziato a parlarne, onestamente? È la prima volta che lo dico. È perché parlarne mi ha aiutato. Per collegarmi ad altri experiencers. Non me la sentivo di andare alla polizia perché si prendono gioco di te, o di rivolgermi ai politici, così finivo vittima di una persecuzione, o da uno psicologo che ti definisce delirante. Ora ho raggiunto una certa notorietà e le persone mi avvicinano ed è per questo che continuo a divulgare, perché sono di aiuto per gli altri e, dal profondo del cuore, vorrei dire al genere umano che non siamo soli. Dobbiamo farci carico di quello che siamo e di cosa stiamo facendo a noi stessi e al nostro pianeta, perché non è giusto e siamo stati giudicati da quelli che sono là fuori. Speriamo di passare questo punto critico, perché o saremo annientati dalla nostra stupidità, oppure diverremo esseri illuminati. Quelli che ci osservano da altrove, per noi vorrebbero la seconda soluzione, anche se mi rendo perfettamente conto che il bene e il male esistono lassù, come quaggiù.
M.B.: Durante i tuoi rapimenti hai mai visto uomini in uniforme cooperare con gli alieni?
S.R.: Ho ricordo di dieci esperienze, due delle quali assolutamente terrificante, quasi come se di proposito fossero state concepite per atterrirmi. Le ho messe a confronto con altri experiencers e mi chiedo se non possa trattarsi di agenti governativi.
M.B.: Che volessero darti una lezione?
S.R.: Sì, volevano spaventarmi a morte. C’era questa cosa… un enorme insetto sulla mia faccia, orribile, io mi ero fatto piccolo piccolo e piangevo e stavo andando fuori di testa, come se mi avessero drogato e sono stato male per settimane dopo. Il che non è tipico. Di solito, dopo episodi così gravi avevo infezioni nasali, è un segno che ero stato drogato.
M.B.: Hai detto che soffri di dislessia. Non sembri affatto condizionato da questo disturbo.
S.R.: Esatto. Non è detto che la dislessia sia un handicap. Dopo tutto, Einstein, Thomas Edison, Tesla erano dislessici. Io mi sentivo ritardato per il modo in cui mi trattavano, mi avevano messo in classi speciali. A quel tempo non sapevano molto sulla dislessia e quando riscontrarono che avevo un QI superiore a quasi tutti gli insegnanti della mia scuola…
M.B.: Eri in una situazione alla “Forrest Gump”.
S.R.: No, il mio problema riguardava l’elaborazione di ciò che mi insegnavano, ovvero elaborare i concetti in parola scritta. Mentre invece avevo il dono della comunicazione non-verbale.
M.B.: Il modo in cui “loro” comunicano con te è telepatico, giusto?
S.R.: Assolutamente. Lo confermo, a meno che non accada a te, non mi interessa se la gente ci crede o no. Così ho passato la “prima elementare UFO”. La mia prima esperienza fu incredibilmente semplice, lineare, parola per parola. Qualunque cosa essi siano, questi esseri sono in grado di comunicare grandi volumi di informazioni in un solo pensiero. Tutta l’Enciclopedia Britannica in un pensiero. E possono pensare multidimensionalmente, in una maniera per noi inconcepibile. Al tempo stesso, c’è qualcosa di noi che li attrae e, onestamente, credo che noi siamo molto di più di quello che capiamo di noi stessi.
M.B.: Bene. E allora, quale sarebbe il prossimo passo?
S.R.: Il prossimo passo… è un cambiamento in arrivo. Non credo nello scenario apocalittico. La catastrofe non è quello di cui gli anziani Maya hanno parlato. Non è l’ora della fine, o robaccia degli Illuminati, lasciamoli nel loro tempo non nel nostro. Gli anziani Maya dissero che il cambiamento era in arrivo, che è ora di essere illuminati.
M.B.: Hai detto che il tuo compito è aiutare gli altri…
S.R.: Non sapevo quello che volevo fare da grande. Sono stato stilista, ciclista olimpico e grafico pubblicitario, ma nulla mi ha mai soddisfatto. Tranne quello che sto facendo ora. So che, con quello che vivo, posso aiutare la razza umana. Per quanto strano possa apparire, sto cercando di farlo senza ego.
M.B.: Ok, allora, qual è il tuo ultimo pensiero di notte, prima di chiudere gli occhi?
S.R.: Mi fa un po’ paura, perché di solito “loro” vengono di notte. Io preferirei che… beh, è il momento di avere un faccia faccia con loro e alle mie condizioni. Mi considero fra i fortunati. So che ci sono gli ET… cattivi, o comunque li vogliate chiamare.
M.B.: Hai visto il film “Il quarto tipo”?
S.R.: Sì e so per certo che è stato tutto costruito a tavolino a Hollywood. La mia teoria è che vogliono demolire tutto e mirano a tenere tutto sotto controllo, soprattutto negli Stati Uniti. Se la razza umana scoprisse che là fuori c’è molto di più e la tecnologia che quegli esseri posseggono… quando non avremo più bisogno di combustibili fossili, inevitabilmente molte famiglie potenti cadranno e stanno facendo di tutto per evitarlo.
M.B.: Nei tuoi ricordi lucidi, hai mai visto una copia di te stesso, un tuo doppio?
S.R.: No. Ho visto i loro piccoli. Bambini che correvano dappertutto. E ricordo che erano esseri più simili ai grigi e agli ibridi. Volevo proteggere i bambini dalle creature. La scorsa estate ho visto uno dei piccoli ibridi che coglieva dei fiori nel mio giardino. Sulle prime ho pensato che era un bambino dei vicini di casa. “Lei” (Stan descrive l’ibrido al femminile, N.d.R.) è molto bella, ha un viso angelico, ma gli occhi erano strani. È stata una visione molto commovente per me. Ti ho detto di quella strana donna sempre presente durante tutta la mia vita… c’è la forte possibilità che sia mia figlia. Prova a spiegarlo a qualcuno!
M.B.: E se domani… il dono che hai svanisse?
S.R.: Sarà terribile. E aggiungo che se mi dicessero “Ma tu rifaresti di nuovo questa esperienza?”, risponderei “In questo istante!”. Perché ho appreso le cose in modo esponenziale e so che devo camminare al di fuori della “scatola”. Posso cogliere quello che esiste là fuori e quanto è magnificamente grandioso.
M.B.: Pensi che i ricercatori UFO siano sulla strada giusta?
S.R.: penso che noi lo siamo. Se al termine di una mia conferenza in una persona è cambiato qualcosa, o ha saltato lo steccato che ci separa dalla realtà che non siamo soli, avrò fatto il mio dovere, almeno in quel momento. E Non importa se i ricercatori stanno facendo bene o male, basta portare la gente a capire che c’è qualcuno là fuori, questa è la cosa più grande del mondo, è la questione più importante nella storia dell’umanità.
M.B.: Sì, ma è anche molto frustrante, perché gli alieni ci stanno contattando, non è il contrario.
S.R.: Capisco. Penso abbiano le loro regole, almeno i buoni. Ai cattivi non importa. I buoni avuto modo di farlo senza farci impazzire e nel nostro tempo. Se si guarda Star Trek, la “prima direttiva”… il suo ideatore, Gene Roddenberry ha fatto molte ricerche scientifiche e sui rapimenti alieni prima di avviare la serie.
Penso che non possano essere coinvolti per una ragione, aspettare finché non siamo pronti. Ma qui sta il problema, si stanno impegnando di più perché sanno che esiste una componente negativa che tende a controllarci e quindi immobilizzarci. Abbiamo smesso di evolvere spiritualmente, mentalmente e fisicamente, quindi potrebbe essere plausibile la teoria che una razza vuole usarci come schiavi, o che un’elite economica vuole controllare il mondo. Potrebbe essere così. In entrambi i casi, i buoni al piano di sopra ne sono disgustati e stanno accelerando il processo perché siamo giunti a un bivio.
M.B.: Durante gli incontri diretti, quando li vedi fisicamente, senti che sono biologicamente collegati alle loro macchine?
S.R.: Assolutamente. Lo devono essere. In caso contrario, è qualcosa che noi non abbiamo. Le cose volanti che ho visto, non sembrano macchine, sembrano un qualche tipo di energia. Ho filmato sfere luminose rossastre e arancio, delle dimensioni del mio pugno, che girano nella nostra casa sotto forma di energia, le ho viste passare attraverso le pareti.
Sopra: una delle sfere luminose riprese da Romanek (foto: Stan Romanek)
Foto sotto: una ricostruzione fatta dallo stesso Romanek di femmine aliene incontrate durante le sue esperienze
M.B.: Quella luce, si intuisce che è un dispositivo biologico di qualche tipo?
S.R.: Penso che siano sonde di sorveglianza, sia biologiche sia tecnologiche. L’impianto estratto dalla mia gamba e inviato a Cal Berkeley (Università della California, N.d.R.) hanno detto che era una qualche nano biotecnologia che non abbiamo. E sono sicuro che hanno astronavi viventi e coscienti, questo per me ha un senso.
M.B.: Questi esseri sono in grado di entrare nella nostra struttura spazio-temporale e controllare il tempo? Può essere questa una spiegazione per il fenomeno del “Missing Time”?
S.R.: Volevo parlarne. Durante le mie esperienze mi sono ritrovato con altri vestiti addosso, sul tetto, fuori di casa e senza spiegazione. Mi hanno curato un legamento lacerato al ginocchio e una costola rotta. E ogni volta che mi riportano tutto intorno è silenzio, a volte ho impiegato mezz’ora solo per svegliare mia moglie. E questo accade sempre.
M.B.: Supponiamo che dall’incidente di Roswell del 1947 gli Stati Uniti abbiano effettivamente recuperato tecnologia e biologia aliene, hai una tua idea su questo incidente?
S.R.: La mia teoria è che ciò che si schiantò a Roswell eravamo noi provenienti da un futuro lontano di migliaia di anni, nel quale secondo me esiste la tecnologia per manipolare lo spazio-tempo. Quindi, sono tornati e forse si sono dimenticati che avevamo i radar, che potrebbero aver pregiudicato la loro strumentazione. Inoltre, quella notte ci fu un temporale e forse un fulmine colpì le loro navi e precipitarono.
M.B.: Ricordi l’esplosione dello shuttle Challenger? Seguisti il lancio in televisione?
S.R.: Sì. Ero stupefatto e inorridito. In quel momento, sinceramente, non pensai che fosse un incidente. Ancora mi chiedo cosa è successo.
M.B.: Il presidente Reagan – in un suo discorso un paio di giorni prima della tragedia – dichiarò che la missione Challenger segnava l’inizio della conquista americana dello spazio.
S.R.: Assolutamente no. Non c’è modo che ci consentano di scorazzare liberamente nell’universo per ora. Prima dovremmo essere capaci di uscire da questo sistema solare. Punto. Sono sicuro che vederci arrivare sulla luna per loro fu una delusione e abbiano detto: “Hanno armi nucleari, non possiamo permettere di farli uscire a meno che non si ravvedano”. E credo che il governo abbia concluso un accordo con alieni malevoli e che il fenomeno dei rapimenti derivi dallo scambio con la loro tecnologia. Non fu un ottimo affare. Il punto è che dovremmo allearci con i buoni, ma come si fa a distinguere i buoni dai cattivi? Se la razza umana vuole indipendenza, dobbiamo guadagnarcela. Non si può chiedere aiuto agli ET. Dobbiamo farcela da soli.
M.B.: Stan, mi sembra che tu stia collegando il normale, con il paranormale, gli UFO e gli ET…
S.R.: Devi farlo. Quando si diventa un experiencer si inizia a vivere ad un “alto livello di stranezza”. Intorno a te avvengono fenomeni paranormali. Sono venuti a farmi visita ricercatori del paranormale dalla Svizzera, dalla Florida, dallo Stato di Washington e mi hanno visitato e non hanno creduto ai loro occhi. Sembra che i fenomeni siano interconnessi, forse la tecnologia degli ET è connessa alle dimensioni, nel campo a punto zero. Non lo so, non sono un esperto, è solo la mia teoria.
M.B.: Pensi che alcuni degli avvistamenti siano oggetti costruiti dall’uomo?
S.R.: Sì. Forse il 60 per cento degli avvistamenti sono cose spiegabili o derivate da retroingegneria. Alcuni dicono 90 per cento, ma non importa. Anche un semplice 10 per cento è ancora sorprendente. Ho la sensazione che presto entreranno in contatto. Come? Un’astronave apparirà nel cielo, maestosa, grandissima, forse saranno due navi che si manifesteranno nel cielo e stazioneranno su un paio di grandi città. Resteranno lì immobili. Non faranno nulla di aggressivo. Perché non vogliono farci alcun male.
di Maurizio Baiata, 16 Novembre 2011
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