di Roberta Lemma
Seicentomila chili di rifiuti tossici seppelliti fra il Friuli e il Veneto, ad avvelenare campagne e fiumi e laghi ed aria. Un’interminabile tratta di rifiuti tossici, ospedalieri ed industriali scoperto dai carabinieri del Nucleo ecologico di Udine.
L’intreccio individuato svela una fitta rete di interessi illegali fra funzionari della pubblica amministrazione corrotti ed aziende pronte a smaltire i rifiuti in modo illecito, al fine di realizzare profitti maggiori. Tra gli indagati, infatti, compaiono i nomi di due funzionari dell’Arpa, l’agenzia di protezione ambientale, di Udine. E l’Arpa della Campania? I rifiuti mai smaltiti ma gettati sotto le fertili terre del Vesuvio? Lady Mastella, l’Udeur e i suoi strani traffici, le mega discariche alle falde del vulcano investono gli abitanti con nauseanti puzze, ma - il nord d’Italia non è la Campania - ci dicono, eppure c’è la stessa regia a gestire l’affare rifiuti. I carabinieri hanno messo i sigilli a varie società e ai mezzi di trasporto rifiuti utilizzati, con buona probabilità, per intombare i veleni illecitamente. Gli addebiti riguardano il traffico illecito di rifiuti, la falsità documentale e la truffa ai danni della pubblica amministrazione. Una pubblica amministrazione collusa e responsabile assieme ai titolari delle ditte interessate al traffico dei rifiuti.
L’indagine, denominata “Parking Waste”, è iniziata col ritrovamento di una discarica abusiva di rifiuti speciali in un’area dove si sarebbe dovuto costruire il parcheggio dell’ospedale di Latisana, in provincia di Udine. Perchè è così che funziona. Si individua un’area, la si destina a qualche mega infrastruttura, si dà un prezzo esagerato al progetto, alla gara d’appalto partecipano e vincono le stesse ditte, si prendono i soldi, si spendono la metà grazie a norme mai rispettate e materiali scadenti, si decide anche di bonificarla l’area, altri soldi, altre gare vinte dai soliti commilitoni.
Nell’ambito delle indagini, i carabinieri hanno anche accertato un ulteriore traffico illecito relativo ai rifiuti prodotti dalla bonifica di un deposito di carburante di Gorizia. In questo caso, il “mix” era formato da detriti di amianto e terreno che venivano conferiti presso un centro di stoccaggio nella provincia di Trento, da dove poi partivano alla volta della Germania per subire un ulteriore, inutile, trattamento presso impianti tedeschi. Ecco a cosa serve l’Unione Europea, ad unire i personaggi loschi di questa brutta epoca criminale.
Per chi avesse ancora dubbi che i rifiuti rappresentassero un problema ed un giro d’affari capace di interessare esclusivamente solo il sud italia, l’indagine dei carabinieri del Nucleo operativo ecologico (Noe) di Grosseto, rappresenta in maniera inequivocabile il valore della tesi opposta e, cioè che, intorno all’immondizia, girano avvoltoi provenienti da ogni regione; comprese quelle apparentemente più "pulite" del settentrione.
Nell’inchiesta, che ha già portato all’arresto di 15 persone, risulta coinvolto anche un personaggio illustre come Steno Marcegaglia, padre della presidente di Confindustria Emma e presidente dell’omonimo gruppo. E mentre la famiglia Marcegaglia precisa subito che "Steno Marcegaglia risulta indagato in quanto presidente del gruppo", le autorità confermano il coinvolgimento di diverse altre società. In tutto, come spiega un comunicato dei carabinieri, nell’inchiesta sono coinvolte 61 persone e ben 20 aziende; con 3 sequestri preventivi già effettuati e 17provvedimenti cautelari. Dal NOE fanno inoltre sapere che l’inchiesta riguarda "un’organizzazione dedita al traffico illecito di rifiuti speciali, anche pericolosi, costituita in Toscana ed avente diramazioni in Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Trentino-Alto Adige, Emilia Romagna, Marche, Campania, Lazio, Abruzzo e Sardegna" e che dunque, come è opportuno ribadire ancora una volta, coinvolge in pratica l’intera penisola. L’indagine è dunque partita dalla procura di Napoli a causa del traffico di rifiuti tossici ottenuti dalla bonifica del sito contaminato di Bagnoli e, successivamente, ha portato gli inquirenti fino in Toscana. Dal lavoro di investigazione dei carabinieri è emerso infatti che, l’intera organizzazione,"era imperniata sul ruolo di una società di intermediazione maremmana, proprietaria anche di un impianto di trattamento, la quale, avvalendosi di produttori, trasportatori, laboratori di analisi, impianti di trattamento, siti di ripristino ambientale e discariche, regolava e gestiva i flussi dei rifiuti... attraverso una sistematica falsificazione di certificati di analisi, formulari di identificazione e registri di carico e scarico al fine dell’attribuzione di codici di rifiuto non corretti, così da poter essere dirottati soprattutto in siti di destinazione finale compiacenti".
A ferir di più è la consapevolezza che nessun organo preposto è pronto a far chiarezza sull’affare rifiuti in Europa. Il cittadino esplode nelle piazze locali, presidia le discariche, ignaro delle leggi scritte e firmate dai vari capi di Stato che vietano controlli e fermi. I medici che sudiano il fenimeno, in aumento, del cancro vengono allontanati in malo modo, dichiarati eretici. Invece la nostra salute viene messa continuamente a rischio proprio da questi criminali vestiti di tutto punto e in giro con le auto blu.
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