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La Biblioteca Iwase Bunko è in possesso di un documento intitolato Hyouryuukishuu (“Diario e racconti dei naufraghi”), che è stato stampato nel corso del tardo periodo Edo (1603-1868). Il documento racconta le storie di marinai giapponesi che si trovarono in terre straniere dopo essersi persi in mare, così come stranieri naufraghi approdati sulle spiagge del Giappone. Per il popolo giapponese, che all’epoca viveva in un prolungato periodo di isolamento nazionale, questi racconti esotici devono essere sembrati molto fantastici. Ma oggi queste storie sono state ristudiate e tra queste storie vi è il racconto di una nave naufragata, con un aspetto molto misterioso. Secondo il documento, questa nave è spiaggiata a Harashagahama a Hitachi-no-kuni (l’attuale prefettura di Ibaraki). Il corpo della nave, descritta come 3,3 metri di altezza e 5,4 metri di larghezza, era stato costruito da materiale simile al colore del legno di sandalo rosso e ferro ed era dotato di finestre di vetro o cristallo. Personaggi misteriosi ed un alfabeto sconosciuto sono stati trovati in iscrizioni all’interno della nave. A bordo della nave alla deriva fu trovata una donna giovane elegantemente vestita con un viso pallido con sopracciglia e capelli rossi , fu stimato essere tra i 18 ei 20 anni. Fu scritto che parlava una lingua sconosciuta, metallica , tanto che quelli che aveva incontrato non erano in grado di determinare da dove fosse venuta. Tra le sue braccia stringeva una semplice cassa luminosa simil legno che sembrava essere di grande valore per lei, al punto da non permettere a nessuno di avvicinarvisi. Il documento mostra una porzione di testo che si trova all’interno della nave. Altri documenti del periodo Edo descrivono le varianti dettagliate di questo misterioso incontro. Toen Shousetsu (1825), nel libro Kyokutei Bakin (che è più famoso per i suoi 106 volumi di epica samurai Nansou Satomi Hakkenden) racconta la storia dell’incontro stesso, riferendosi alla strana imbarcazione come il utsuro-fune (“nave lievitante vuota”). Un’altra variante di questo racconto appare in Ume no Chiri (1844), scritto da un autore relativamente sconosciuto chiamato Nagahashi Matajirou. ” Un’analisi approfondita di queste due varianti della storia si possono trovare in un articolo tradotto da Kazuo Tanaka intitolato “Incontro ravvicinato su una spiaggia giapponese nel 1803. Questo racconto è il secondo ufficiale che sta riscuotendo un interesse nazionale per i sui dettagli sul fenomeno ufo giapponese.
Fonte: http://www.youkosoitalia.net/2010/01/13/hyouryuukishuul%e2%80%99ufo-nella-storia-giapponese/
Sotto il particolare del “disco”
Sotto particolare della strana scrittura trovata all’interno del “disco”
Nota Redazione Centro Ufologico Taranto: il caso è stato riportato anche nello speciale UFO di “Voyager” andato in onda nei giorni scorsi. Il carattere sconosciuto, confrontandolo con gli ideogrammi dell’alfabeto giapponese (vista la loro similitudine), starebbe a significare “Io sono Dio e vengo col vascello di Dio“. Davvero inquietante.
http://centroufologicotaranto.wordpress.com/2010/02/17/ufo-nel-giappone-nellanno-1803/
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