L’Arca di Leonardo e i mondi lontani
di Orazio Valenti
Nonostante gli infiniti studi su Leonardo Da Vinci e le pubblicazioni ufficiali di autori prestigiosi, se ne parla poco, mentre sfugge ai più la profonda coscienza spirituale del Maestro. Perché?
Le sue invenzioni tecnologiche e i suoi macchinari sono fin troppo famosi, così come l’interiorità che profonde dai suoi ritratti. Tanti studiosi hanno creduto di ravvisare nella "Gioconda" una serie di sentimenti più o meno legati ad assurde psicosi freudiane, ammettendo onestamente di non riuscire a scostare il velo di mistero che l’avvolge.
Forse sarà dovuto alla non conoscenza del pensiero leonardesco o di gran parte dei suoi lavori, ma senz’altro alla mancata coscienza della realtà dell’uomo animico e spirituale, del quale Leonardo spesso scrisse e dimostrò dipingendo.
Gli studiosi qualcosa hanno detto sull’"Ultima Cena": per come traspare il volto di Cristo e per gli atteggiamenti degli Apostoli, si rileva come Leonardo abbia una conoscenza più che approfondita dei Vangeli, si rilevano le sue agitazioni e la trascesi interiore, oltre che la prospettiva geometrica.
Ma per me Leonardo va oltre i Vangeli stessi, verso un cosmismo già spiegato con il rapporto tra macro-cosmo e micro-cosmo, si interpreta nei suoi concetti come l’uomo sia il modello del mondo. Leggiamo che per lui "la ragione estende la legge trovata vera per il nostro mondo, che proviamo sperimentalmente, ad altri mondi lontani; e vede nelle piccole cose ciò che avviene nelle grandi".
Questa è la base dei concetti Ermetici e Giovannei da cui è ispirato per tutta la vita.
Ermete Trismegisto è stato e rimane il più evoluto conoscitore del rapporto uomo-Dio nel senso più Cosmico che si possa intendere, primo ed assoluto rivelatore di quanto oggi si spiega come "olismo" o visione globale del Creato, con la stessa profondità spirituale con cui si esprime l’Evangelista Giovanni.
Basti leggere l’inizio del Vangelo di Giovanni e l’inizio del "Cratere della Sapienza" di Ermete Trismegisto, nel modo in cui parlano del Verbo e della Creazione.
Giovanni porta con sé il simbolo spirituale dell’aquila, che vuol dire massima elevazione spirituale od anche ispirazione dalle più alte vette dello spirito, simbolismo che ci collega anche al Leonardo pargoletto: infatti egli narra, non per caso, di un nibbio che si era appollaiato al bordo del suo lettino, all’età di cinque anni, accarezzandogli le labbra con le piume della coda.
Qualche autore ha già fatto il parallelo con la leggenda secondo la quale un’aquila si sarebbe posata sulla culla dell’Apostolo Giovanni.
Dice Leonardo: "Questo scriver sì distintamente del nibio, par che sia mio destino".
E tale è stato, nelle testimonianze più profonde della sua vita. È per questo che nella Gioconda egli esprime al femminile il concetto della spiritualità che lo ispira, il volto materno creativo, l’illuminazione, l’androgino, verso quella "Forza che è potenza spirituale, perché in essa è vita invisibile ed impalpabile". E questo è anche il volto dell’amore "L’amore è tanto più fervente, quanto la cognizione è più certa, la quale certezza nasce dalla cognizione integrale di tutte le sue parti, le quali essendo insieme unite, compongono il tutto di quelle cose che debbono essere amate", in quanto "la verità è nell’intero" e "Ogni parte ha tendenza a riunirsi al suo tutto per sfuggire alla sua propria imperfezione".
Tra le sue acute realizzazioni, egli accenna anche al mondo della sofferenza, delle illusioni: "Dove è più sentimento, lì è più martirio. Bisogna aver padronanza o meglio signorìa di sé, quella signorìa che è difficilissima a conquistare": l’aristocrazia spirituale della Gioconda.
Questi sono solo alcuni dei presupposti che spiegano cosa traspare dai suoi dipinti e disegni, tra i quali uno dei più significativi racchiude una profondissima rivelazione spirituale e profetica, perché, a parer mio, contiene l’arcano finale, ancora sconosciuto, della apocalisse di Giovanni.
Analisi:
Un’Aquila incoronata e raggiante, con le ali aperte, tiene saldamente tra gli artigli una sfera che sta scivolando lungo la riva verso il mare tempestoso. Dal suo cuore parte un raggio che aiuta, nella guida del timone, un Bue intento a condurgli la barca. Una barca con la vela gonfia dal vento, attaccata ad un albero vivo! Tralasciando altri particolari, si può intuire che l’Aquila Solare dell’apostolo Giovanni, con fatica e severità trattenga saldamente il pianeta Terra dall’affondare, ed in sintonia cooperativa con il Bue, l’apostolo Luca, attendere l’"Arca della Vita".
Ma per caricare cosa? Spesso nella Bibbia si parla dei quattro viventi con le sembianze di leone, bue, uomo ed aquila, quali custodi del Tempio Divino, forse i conduttori degli Esseri angelici provenienti da mondi lontani, vedi Ezechiele, vedi Apocalisse di Giovanni.
In queste stesse visioni si narra di Troni e di Arche, cioè di Luoghi mobili, volanti, interpretati come vascelli o astronavi, a seconda del momento storico di evoluzione strumentale umana. Il ragionamento potrebbe andare avanti, ma lascio al lettore meditazioni ed approfondimenti.
Concludendo, ritengo che questo messaggio profetico sia la lettura del destino che l’uomo terrestre stava scegliendo. Infatti, che si voglia o no, che piaccia o no, Giovanni ha scritto l’apocalisse in cui vede un ridimensionamento dell’umanità vittima di sé stessa e Leonardo da Vinci ne è un silente testimone, al di là di tutte le sue dimostrazioni geniali. Anzi, queste vanno a supporto della credibilità e migliore ripensamento verso le sue espressioni.
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