Shamballah
La leggenda tibetana parla di un regno nascosto di sotto all'Himalaya, conosciuto col nome di Shamballah.
Nel "Kanjur" e nel "Tanjur", testi antichissimi tibetani, si fa riferimento molte volte a Shamballah e la citano sempre come un centro d'energia cosmica.
Si crede che abbia tre piani di esistenza differenti che corrispondono a tre piani di differenti vibrazioni.
Nel primo esiste una vallata molto verde, una zona paradisiaca dell'Himalaya abitata da persone che hanno già terminato il proprio ciclo di reincarnazioni sul pianeta Terra.
Nel secondo livello si incontra la Terra cava, il mondo sotterraneo che è abitato dai discendenti degli ultimi sacerdoti di Atlantide che penetrarono in quella Terra cava nello stesso momento dell'ultima catastrofe sofferta da questa civilizzazione.
Il terzo livello di Shamballah è un piano eterico, un mondo incredibilmente bello composto solo di luce in cui si insediarono gli abitanti circa 18 milioni di anni fa. Gli Esseri di Luce che abitano in questo livello sono Maestri dello spirito per l'umanità come lo sono stati Gesù, Buddha, El Moyra, Koutumi, ecc.
Esiste un'altra leggenda tibetana che parla sempre di un regno nascosto sotto l'Himalaya e che si riferisce a Shamballah.
Si racconta che questo regno si trova tra le otto catene montuose dalle cime innevate, somiglianti agli otto petali del fiore di loto. Al centro sorge una grande montagna a forma di piramide a quattro lati, tale da assomigliare ad un Mandala tridimensionale. Sul lato est della montagna si trova il "lago vicino", mentre sul lato ovest ci sono i due "laghi di loto", colmi di vari gioielli e ciascuno largo circa 200 Km. A sud si trova un grande parco e un imponente palazzo in cui risiedono i Re di Shamballah. Il palazzo reale è a base quadrata con quattro porte nei quattro punti cardinali e misura nove piani.
Ogni Re di Shamballah governa per un secolo. I sudditi godono di benessere e felicità e non sono soggetti a malattie.
La leggenda di Shamballah è stata diffusa in occidente dal famoso tibetologo del XIX° secolo Alexandr Cosma de Koros. I suoi scritti sono stati ripresi e ampiamente diffusi dalla mistica russa Madame Blavatskij, fondatrice del Movimento Teosofico.
Poi Mrs Annie Besant contribuì a creare un'immagine popolare del Tibet come di una terra di onniscienti lama, venerabili e ascetici, rintanati in remoti monasteri di montagna.
Agli inizi del XX° secolo il mito di un mondo sotterraneo era rimasto ancora assai vivo, ma nessuno riusciva a fornire la benché minima prova.
Furono due russi che cercarono di penetrare in alcuni segreti di quel remoto e misterioso territorio situato nel cuore dell'Himalaya, dove pochissimi uomini occidentali avevano messo piede.
Si parla di Ferdinand Ossendowski e Nicolas Roerich.
Ossendowski fu professore di Geologia nelle Università di San Pietroburgo e di Omsk e nel 1920, allo scoppio della rivoluzione bolscevica, la sua vita subì una svolta drammatica. Scampato alla cattura e ad una morte sicura, fuggì attraverso la sconfinata Siberia raggiungendo la Mongolia. Dopo aver superato parecchie difficoltà ebbe la fortuna di incontrare un vecchio saggio russo, anch'egli in esilio, che lo portò al cospetto del mitico Dalai Lama, allora suprema autorità del Tibet. Da lui apprese affascinanti storie e incredibili leggende sul continente nascosto che lo condussero ad effettuare ricerche molto serie che trascrisse poi nel libro: "Bestie, Uomini e Dei". Tra l'altro ha raccontato:
«Un solo uomo vivente è stato a Shamballah. Quell'uomo sono io. Questa è la ragione per cui il Santissimo Dalai Lama mi ha onorato e per cui il Buddha Vivente di Urga mi teme. Ma senza ragione, perché non siederò mai sul Santo Trono dell'altissimo sacerdote di Lhasa né su quello che è stato tramandato da Gengis Khan alla guida della nostra Fede Gialla. Non sono un monaco. Sono un guerriero.»
Il secondo uomo che si mosse alla ricerca del Regno di Shamballah è stato Nicolas Roerich, noto esploratore ed artista, che per le sue gesta e per le sue qualità viene posto tra i grandi personaggi del XX° secolo. Anche lui, con l'avvento della rivoluzione, dovette abbandonare la Russia trasferendosi a New York, dove accrebbe l'interesse per il buddismo e per i mitici paesi asiatici. Nel 1923 organizzò una spedizione che lo portò ad esplorare l'India, la Mongolia e il Tibet. Fu talmente affascinato da tutto ciò che vide tanto da stabilirsi in India sul finire degli anni venti e qui morì nel 1947.
Facciata del Museo Roerich di Mosca (Russia).
Plastico custodito all'interno del Museo Roerich di Mosca dove si evidenzia, in forma tridimensionale, i tragitti percorsi nelle numerose esplorazioni compiute da Nicholas Roerich nell'est asiatico a partire dal 1923.
Per oltre cinque anni la sua spedizione peregrinò nelle remote regioni dell'Asia, superando difficoltà di ogni genere. Egli scrisse:
«Una leggenda dell'Asia centrale parla di un misterioso popolo che vive in un mondo sotterraneo. Avvicinandosi alle porte di questo regno santo, tutte le creature viventi ammutoliscono, interrompendo con reverenza le loro attività. Ricorda la leggenda russa del misterioso Chud che si rifugiò nel sottosuolo per sfuggire alla persecuzione delle forze del male. Anche la leggenda sacra della sotterranea Kitege riconduce a questo luogo segreto. Tutto il mondo racconta storie di città sotterranee, ritrovamenti di tesori, templi sommersi dalle acque!»
Roerich si convince che esiste un centro a cui sono collegati i paesi del mondo attraverso gallerie e che nel cuore di questo luogo esiste la stupenda capitale chiamata Shamballah. Nel libro "Shamballah, la risplendente", Roerich scrive sull'argomento in maniera molto più dettagliata:
«Sui Monti dell'Altai, nella Valle di Uimon, sulle alte terre, un venerabile vecchio credente (starover) mi disse: "Vi proverò che la storia dei Chud, il popolo che vive all'interno della Terra non è solo frutto dell'immaginazione! Vi condurrò all'ingresso di questo regno sotterraneo". Sulla strada che attraversa la valle circondata da montagne innevate, il mio ospite ci raccontò molte leggende sui Chud. È notevole che la parola "Chud", in russo, abbia la stessa origine della parola "meraviglia". Allora, forse potremmo considerare i Chud come una tribù meravigliosa. La mia barbuta guida spiegò: "Una volta, in questa fertile valle, viveva la potente e fiorente tribù dei Chud. I Chud erano in grado di fare prospezioni minerarie e di ottenere i migliori raccolti. Davvero pacifica e industriosa era questa tribù. Ma un giorno venne uno Zar Bianco con innumerevoli orde di crudeli guerrieri. I pacifici e industriosi Chud non erano in grado di opporre resistenza agli assalti dei conquistatori e siccome non volevano perdere la libertà rimasero quali servitori dello Zar Bianco. Allora, per la prima volta, crebbe in quella regione una betulla bianca. Secondo le antiche profezie i Chud capirono che era giunta l'ora di partire. E i Chud, non volendo rimanere sotto il giogo dello Zar Bianco, se ne andarono sotto Terra. Solo qualche volta potete udire cantare il sacro popolo; ora le loro campane risuonano nei templi sotterranei. Ma verrà il giorno glorioso della purificazione umana e, in quei giorni, i grandi Chud riappariranno in tutta la loro gloria".
Grande è la credenza in questo Regno e nel popolo che vive all'interno della Terra. In tutta l'Asia, attraverso vasti deserti, dal Pacifico agli Urali, potete ascoltare le stesse leggende meravigliose di un popolo santo, scomparso. E anche più lontano, al di là degli Urali, l'eco di questa stessa storia vi raggiungerà. Spesso si sente parlare di tribù all'interno della Terra: a volte si dice che un popolo sacro e invisibile viva dietro una montagna, a volte gas velenosi o rigeneranti si spandono sulla Terra, per proteggere qualcuno; a volte si sente dire che le sabbie dei grandi deserti si spostano e, per un attimo, lasciano vedere i tesori degli ingressi dei regni sotterranei...»
Nicolas Roerich ha scritto ancora:
«In Oriente si sa che esistono due Shamballah: una terrena e una invisibile. Si sono fatte molte congetture sulla localizzazione della Shamballah terrena. Taluni indizi situano questo luogo nell'estremo nord, spiegando che i raggi dell'aurora boreale sono quelli dell'invisibile Shamballah. Si comprende facilmente perché il Nord venga visto come sede di quel luogo misterioso: infatti, l'antico nome di Shamballah è Chang-Shambhala, che significa Shamballah del Nord. La spiegazione di tale epiteto sarebbe la seguente: questa tradizione comparve originariamente in India, dove qualsiasi cosa provenga da oltre l'Himalaya viene detta "del Nord". Diverse allusioni, sotto forma di simboli, collocano Shamballah nel Pamir, nel Turkestan o nella parte centrale del deserto del Gobi... Una tale varietà di posizioni e i molti fraintendimenti delle localizzazioni geografiche hanno una spiegazione logica. In tutti i libri su Shamballah, in tutte le leggende e le tradizioni orali, la sua posizione viene descritta in termini simbolici, quasi indecifrabili per i non iniziati. Soltanto un'approfondita conoscenza degli antichi siti buddisti e dei loro nomi locali può aiutare a districarvi in un simile ginepraio.»
Nicholas Roerich ci porta a conoscenza anche di altre stupende informazioni o meglio di altre leggende d'Oriente che, come lui stesso dice, ci riservano molte sorprese. Egli ha lasciato scritto:
«Le leggende parlano di fiumi sotterranei e la mente corre ai moderni sistemi di irrigazione per ripristinare i deserti. Parlano dei tesori nascosti, regalati all'umanità dalla natura. E sorridiamo pensando ai rivoli di petrolio dell'Asia e ammirando le montagne di ferro e rame. È come una fiaba. Oggi le prime pagine di tutti i nostri giornali sono dedicate ai coraggiosi tentativi di conquistare lo spazio e l'aria. E nei deserti sabbiosi la vostra guida, cavalcando aritmicamente sul suo cammello, vi racconta della macchina volante di re Salomone! In questi vecchi simboli non si percepisce soltanto una consunta superstizione. No, c'è un pensiero di bellezza e un senso di evoluzione. Le immagini migliori sono raccolte dalla gente intorno a queste belle possibilità e nel nome dell'evoluzione. Fin qui, nel concetto che il popolo si è fatto del re Salomone, egli sorvola i vasti spazi dell'Asia sul suo miracoloso aggeggio volante.»
In questo caso Roerich, sfruttando le sue notevoli qualità artistiche, dipinge il volo del re Salomone, ma necessariamente deve usare l'allegoria del tappeto volante.
Quadro dipinto da Nicolas Roerich ed esposto nel Museo di Mosca. Ritrae la leggenda del Re Salomone mentre viaggia sistemato su un "tappeto volante".
Certamente questi personaggi ed esploratori non hanno detto quanto effettivamente conoscevano e Roerich, ad esempio, lo afferma esplicitamente. Bisogna ricordare, infatti, che lui stesso fu finanziato dal Governo degli Stati Uniti per effettuare le spedizioni in Tibet nel 1926 e nel 1928, in coppia con l'agente sovietico Yakov Blumkin.
La giustificazione ufficiale di questi viaggi era che si doveva riportare campioni di erbe resistenti alla siccità. In realtà le ragioni erano ben altre:
- Ritrovare e studiare gli antichi testi di Zhang Zhung;
- Esplorare la Valle di Sutlej, il Tibet, la Mongolia, la Cina nord-orientale e una parte della Siberia meridionale;
- Scoprire la posizione di Shamballah.
Anche l'altro moderno ricercatore, Charles Allen, non ci rende migliore sorte. Afferma nel suo libro "Alla ricerca di Shangri-Là" che la storia del Tibet deve essere completamente riscritta, così come è necessario rivalutare il ruolo svolto dalla religione pre-buddhista del Tibet. Si tratta del Bon, una religione "strana" e poco conosciuta, i cui adepti sono chiamati Bonpo (seguaci del Bon); la sua culla fu il regno misterioso di Shang-Shung, sugli altopiani tibetani.
Sino al 1959, quando iniziò l'esodo dei tibetani in Nepal, il Bon era totalmente sconosciuto in Occidente. Allen afferma ancora che il Bon rimane un grande mistero e i primi Bonpo sono gli etruschi del Tibet: nessuno sa esattamente chi fossero, da dove venissero o quale fosse la loro religione originale. Dalle rovine del regno Bon di Shang-Shung nacque la storia di Shamballah e da essa derivò l'idea più materialista di un paradiso terrestre, conosciuto in occidente come Shangri-Là.
Credo che il significato dell'attuale Shamballah lo si debba interpretare diversamente da quanto sinora abbiamo appreso dalle varie leggende tibetane o meglio asiatiche.
Il fatto si spiega considerando le fasi evolutive del pianeta Terra o, in altre parole, le varie trasformazioni morfologiche.
Circa due milioni d'anni fa la morfologia del nostro pianeta in pratica era ben diversa da come ci appare oggi. Il geoide roteava attorno ad un asse che aveva negli estremi poli l'attuale Monte Everest a nord, e le terre dell'altopiano boliviano a sud.
Da tale immaginazione si può ben comprendere quanto diversi siano stati in quel tempo il suo volto e i suoi lineamenti, prima che si verificasse il grande cataclisma.
All'epoca esistevano due grandi continenti sulla superficie terrestre: il continente Mut e il continente Cià.
Il primo continente, il cui vero nome era Mu-Tolteche, era la culla della più potente razza umana dalla pelle color rosso scuro. Nel continente Cià gli uomini dalla pelle color mimosa vivevano felicemente e ricchi di tutte le conquiste della scienza.
Il continente Mut occupava il centro del pianeta mentre il continente Cià era contiguo.
Fu così che circa due milioni di anni fa, a causa della caduta del satellite Tir nella zona dell'attuale Oceano Pacifico, ci fu la distruzione quasi totale del continente Mut, generando poi la fuga dell'asse polare di 45° ad est con conseguenze terrificanti. Avvenne una spaventosa contrazione di tutta la superficie del globo che determinò la copertura di circa l'80% della superficie terrestre ad opera dell'acqua degli oceani.
Ecco perché lì dove si trovava il polo nord, cioè sull'Himalaya, la naturale entrata non accedeva a Shamballah, bensì ad una meravigliosa città che sorgeva tra i ghiacci circondata da un paesaggio incantevole in un clima di perenne primavera: era la Città di Shangri-Là.
In seguito al cataclisma che avvenne sul pianeta sprofondò inesorabilmente negli abissi, portando con sé gli archivi in cui era stata memorizzata tutta la storia del pianeta e dell'umanità e custoditi molteplici materiali di inestimabile valore.
Questo luogo è rimasto nel tempo segretissimo e gli Yeti sono gli attuali incorruttibili guardiani, lasciati in quei luoghi per difendere quanto stabilito dal programma evolutivo divino che riguarda appunto l'uomo di questo pianeta.
Solo il Consiglio dei Saggi Tibetani è in rapporto con i Maestri di questo incantevole luogo.
Nella successiva fase di assestamento del pianeta anche la situazione interna si dovette contemporaneamente modificare raggiungendo così un nuovo equilibrio che ha portato alla creazione del terzo continente, chiamato in occidente Shamballah, la cui estensione va dalla zona centrale e orientale della Siberia sino al Caucaso.
Il suo clima corrisponde a quello nostro primaverile e svolge una funzione di purgatorio, secondo la terminologia dantesca. Vi risiedono tutti quegli esseri che si reincarnano temporaneamente, al fine di purificarsi da colpe leggere commesse nella vita appena ultimata sulla superficie del pianeta. Il fine è sempre quello di raggiungere un'evoluzione capace di riportare l'essere alla redenzione e cioè all'accettazione cosciente e totale delle Leggi Universali.
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